Tabucchi e altre mitologie private con Marino Magliani

Io sono nato in un ospizio per vecchi, cos’altro potevo diventare se non uno scrittore di storie?” Inizia così Marino Magliani che è in visita in Italia per alcuni incontri e qui a Rovereto per presentare la graphic novel “Sostiene Pereira” realizzata insieme al disegnatore Marco D’Aponte (Ed. Tenué). Ligure di nascita ma in fuga dall’Italia fin da giovane, ha viaggiato in Spagna e in Sud America per poi stabilirsi in Olanda e sposarsi lí con un’olandese. E’ un tipo che non attira l’attenzione. Scarponi da trekking in cui si infilano scuri pantaloni di panno e un maglioncione da montagna beige, occhi che brillano e un sorriso buono, incerto, pensieroso. Inizia l’incontro e dá la mano a ciascuno dei presenti. Sembra a suo agio e guarda curioso il mondo intorno. Magliani è uno che non si dilunga a chiarire i pensieri ma li butta fuori e poi li lascia lí a galleggiare e a scavarti il cervello mentre pensi e ripensi a quell’immagine che ti ha evocato o a quel sentimento contrastante che cerchi di afferrare.

Parla della nostalgia e della malinconia. La prima contiene in sè la speranza di un ritorno ed è legata ai luoghi, la seconda è più inconsolabile. Dice di essere nato già con la malinconia addosso ma di averla riconosciuta solo crescendo, quando proprio la malinconia lo spingeva a muoversi, a fuggire lontano per cercare di lasciarsela alle spalle. Sempre la malinconia lo aiutava nella scrittura, ma, aggiunge, non è qualcosa che si ha e basta, “la malinconia è un esercizio” che si pratica e che a volte si mescola e si alterna con quella che Pablo D’Ors chiama “la malinconia dell’entusiasmo”: luci ed ombre che si alternano come sorvolando una serie di colline. In questo la scrittura è stata una medicina, quasi alla pazzia a volte.

E poi Magliani parla del lavoro di creazione della graphic novel a partire dal romanzo di Tabucchi, suo amico, a cui aveva parlato del progetto e a cui aveva mostrato le prime dieci tavole prima che morisse. Anche “Sostiene Pereira” è un romanzo che parla di malinconia e nostalgia perché “tra noi esuli erranti si parla spesso di questo tema” dice Magliani ricordando lettere e conversazioni con l’amico. La malinconia di Tabucchi però non è solo la classica malinconia per il passato, ma anche quella per il futuro. Magliani cita il critico Giorgio Bertone che diceva che “Pereira sostiene davanti al tribunale della letteratura per farci ricordare Monteiro Rossi (il giovane personaggio del romanzo che organizza la resistenza contro la dittatura di Salazar) e i mille Monteiro Rossi che per la libertà hanno dato la vita”.

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Magliani dice di aver parlato spesso con Tabucchi riguardo alle contaminazioni tra letteratura, cinema, grafica e foto. Lui era favorevole e lasciava piena libertà perché credeva che la scrittura dovesse essere in continua trasformazione. Il testo della graphic novel però non è stato modificato rispetto al romanzo, “come avrei potuto modificare un romanzo così perfetto?”. E allora Magliani ha fatto un lavoro di sottrazione, di copia e incolla e di raccordo con le immagini di D’Aponte.

Il discorso poi si è allargato ad un altro libro di Magliani, questa volta una raccolta di racconti o come dice il titolo, “mitologie private”. Il libro “Carlos Paz e altre mitologie private” è edito da Amos Edizioni. Di questo libro Magliani ha letto un racconto bellissimo intitolato “La Pancia”. E’ una storia tenera, buffa ma anche tragica, di cambiamento, insoddisfazione e ricerca. I personaggi hanno identità mutevoli, non si sentono inseriti nella società e cercano e sperimentano le identità come abiti, ora buffi, ora pesanti o inaspettati.

Ha detto che con il tempo si è sempre di più allontanato dalle storia per avvicinarsi alla poetica del paesaggio e oggi il tipo di libri che scrive non sarebbe mai pubblicato da case editrici grandi.

Ogni volta che torno in Italia, all’arrivo, mi sento un clandestino e quando parto, mi sento un espulso”. Chissà perché l’ha detto? Forse in Italia quella malinconia per il futuro diventa insopportabile mentre nel mutevole e dinamico paesaggio olandese si attenua?

Chissà! Ovunque sia, buon ritorno a casa e grazie per questa serata.

Samara

L’incontro si è svolto presso la libreria di Rovereto “Piccolo Blu”.

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2 commenti Aggiungi il tuo

  1. Agata (e la tempesta) ha detto:

    Adoro Sostiene Pereira. Mi spiace non essere potuta venire, accidenti. Bellissimo articolo, Samara, posso ribloggarlo domani su LibriPensieri? Buonanotte 😊

    1. samara ha detto:

      Ciao Agata, grazie! Riblogga pure se lo vedi bene. E’ scritto di getto perché in questi giorni non ho proprio tempo ma o così o niente post 🙂 E l’incontro è stato proprio carino, meritava di essere ricordato 🙂 Ciao!

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