Sanctuary Line

Ho appena finito Sanctuary Line di Jane Urquhart. E’ un bellissimo libro che parla essenzialmente di geografie della memoria e dei luoghi che formano la nostra storia. La protagonista racconta della sua infanzia in una fattoria in Canada sulle rive di un grande lago, e racconta delle piccole saghe di famiglia che si tramandano di generazione in generazione diventando leggenda.

Il libro è intriso di stupende pagine dedicate ai luoghi della memoria, non attraverso noiose descrizioni di dettagli, ma attraverso i sentimenti e i ricordi che hanno cucito quei luoghi nella memoria. C’è l’acqua in tantissimi momenti e la forza travolgente degli antenati e della memoria.

La narratrice racconta di essere ora una studiosa delle farfalle monarca che hanno questa magica particolarità ancora poco compresa per cui migrano attraversando tutti gli Stati Uniti, dal Canada al Messico, e in questo viaggio muoiono a migliaia e nessuna di loro farà mai ritorno, eppure, hanno cucito nel DNA questo percorso, questo itinerario migratorio e anche questa speranza.

Credo che il paragrafo più significativo sia stato per me questo che si trova proprio alla fine del libro:

Ogni complessa evoluzione, ogni cambio di pelle, sono seguiti da difficili migrazioni su grandi specchi d’acqua e vaste estensioni di terra, in viaggio per o dal Messico, o l’America, o Kandahar. Quel desiderio che abbiamo di ricondurre tutto a una struttura cellulare ben organizzata, e poi il sospetto straziante che, nonostante le migliori intenzioni, non potremo mai veramente riuscirci. Ricorda: a differenza di quelle che la precedono e che vivono soltanto sei settimane, accoppiandosi e morendo durante il viaggio verso nord, la quarta generazione di monarca è la più forte, sopravvive nove mesi, e può tornare al luogo da cui è partita, svernare, accoppiarsi, e ricominciare da capo l’intero processo.

E la migrazione di questa monarca, così difficoltosa e così poco compresa dalla scienza rimane sullo sfondo a modello delle migrazioni umane dei personaggi, più o meno distanti, ma sempre ricostruite poi attraverso la memoria. E come per i messicani la migrazione delle monarca è come un ritorno annuale delle anime dei defunti, così gli antenati e le loro storie tornano a popolare i ricordi della narratrice creando un paesaggio magico, sempre un po’ nostalgico ma con personaggi di un’umanità ed una poesia incredibile.

Come le monarca, anche noi siamo travolti da una migrazione che è rischiosa, che ci porta a mutare forma e da cui probabilmente non torneremo. Bello!

Samara Croci

Creative Commons License
Questo/a opera è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.

 

Un commento Aggiungi il tuo

Lascia un commento